« Lettera ai francesi dal loro futuro » Francesca Melandri

> « Lettera ai francesi dal loro futuro »
Francesca Melandri – apparso su Libération del 19 Marzo 2020

> Vi scrivo dall’Italia, scrivo quindi dal vostro futuro. Noi siamo
> ora dove voi in Francia sarete tra pochi giorni. I grafici
> dell’epidemia ci mostrano allacciati in una danza parallela in cui
> noi siamo qualche passo avanti a voi nella linea del tempo, così come
> Wuhan lo era rispetto a noi di qualche settimana. Vi vediamo che vi
> comportate come ci siamo comportati noi. Fate le stesse discussioni
> che noi facevamo fino a poco fa, quelle tra chi ancora dice “Tutte
> queste storie per poco più di un’influenza”, e chi invece ha già
> capito. Da qui, dal vostro futuro, sappiamo per esempio che quando vi
> diranno di stare chiusi nelle vostre case qualcuno di voi citerà
> Foucault, poi Hobbes. Ma presto avrete ben altro da fare.
> Innanzitutto, mangerete. E non solo perché cucinare sarà una delle
> poche cose che potrete fare. Nasceranno gruppi sui social network con
> proposte per passare il tempo in modo utile istruttivo; vi iscriverete
> a tutti, poi dopo qualche giorno non ne potrete più.
> Tirerete fuori dallo scaffale la Peste di Camus ma scoprirete di non
> avere voglia di leggerlo davvero.
> Mangerete di nuovo.
> Dormirete male.
> Vi interrogherete sul futuro della democrazia.
> Avrete una vita sociale incontenibile, tra aperitivi in chat,
> appuntamenti di gruppo su zoom, cene su skype.
> VI mancheranno come mai prima i figli adulti, e come un pugno in
> pancia vi colpirà il pensiero che per la prima volta da quando sono
> usciti di casa non avete idea di quando li rivedrete.
> Vecchi screzi e antipatie vi appariranno irrilevanti. Telefonerete per
> sapere come sta a gente che avevate giurato di non rivedere più.
> Molte donne saranno picchiate nelle loro case.
> Vi chiederete cosa sta succedendo a chi a casa non può restare
> perché una casa non ce l’ha.
> Vi sentirete vulnerabili quando uscirete a fare la spesa nelle strade
> vuote, soprattutto se siete donne. Vi chiederete se è così che
> collassano le società, se davvero va così veloce, poi vi proibirete
> di avere questi pensieri. Tornerete a casa e mangerete.
> Ingrasserete.
> Cercherete i video di fitness online.
> Riderete, riderete tantissimo. Vi uscirà un humour nero sarcastico da
> forca. Anche chi prende sempre tutto sul serio avrà piena coscienza
> dell’assurdità della vita.
> Vi darete appuntamento nelle fila contingentate fuori dai negozi per
> incontrare di persona gli amici, anche se a distanza di sicurezza.
> Vi sarà chiaro tutto ciò di cui non avete bisogno.
> Vi verrà rivelata con evidenza assoluta la vera natura degli esseri
> umani che avete intorno e avrete sia conferme che sorprese.
> Grandi intellettuali che fino a ieri avevano pontificato su tutto non
> avranno più parole e scompariranno dai media, qualcuno si rifugerà
> in astrazioni intelligenti ma da cui sarà mancante il minimo soffio
> di empatia quindi smetterete di ascoltarli. Persone che avevate
> sottovalutato si riveleranno invece pragmatiche, rassicuranti, solide,
> generose, di visione chiara.
> Chi invita a vedere tutto questo come occasione di rinascita
> planetaria vi aiuterà ad ampliare la prospettiva ma vi darà anche
> terribilmente fastidio: il pianeta respira per le emissioni di CO2
> dimezzate ma tra un mese voi come pagherete le bollette? Non capirete
> se assistere alla nascita del mondo di domani sia cosa più grandiosa
> o miserevole.
> Farete musica dai balconi. Quando ci avete visto in video che
> cantavamo l’opera avete pensato “ah, les Italiens”, ma noi lo
> sappiamo già che anche voi canterete la Marsigliese. E quando anche
> voi sparerete dalle finestre col volume al massimo “I will
> survive”, noi vi guarderemo annuendo come da Wuhan, dove hanno
> cantato dai balconi a febbraio, hanno guardato noi.
> Molti si addormenteranno pensando che la prima cosa che faranno appena
> usciti sarà divorziare. Verranno concepiti molti bambini.
> I vostri bambini faranno i corsi online, saranno insopportabili, vi
> daranno gioia. Gli anziani vi disobbediranno come adolescenti, dovrete
> litigare per non farli andare in giro a farsi contagiare e morire.
> Cercherete di non pensare alla morte in solitudine dei ricoverati.
> Desidererete lanciare petali di rosa al personale medico.
> Vi diranno come la società sia unita in uno sforzo comune, che siete
> tutti su una stessa barca. Sarà vero. Questa esperienza cambierà per
> sempre la vostra percezione di individui.
> L’appartenenza di classe farà anche però la differenza. Essere
> chiusi in una casa con terrazza o giardino, oppure in un condominio
> popolare affollato: no, non sarà la stessa cosa. Non lo sarà poter
> lavorare da casa o veder sfumare il proprio lavoro. Quella barca in
> cui sarete insieme per sconfiggere l’epidemia non apparirà la
> stessa per tutti perché non lo è e non lo è mai stata.
> A un certo punto vi renderete conto che è dura.
> Avrete paura. Ne parlerete con i vostri cari, oppure vi terrete dentro
> l’ansia per non fargliela pesare. Mangerete di nuovo.
> Questo vi diciamo dall’Italia sul vostro futuro. Ma è un
> profetizzare di piccolo, piccolissimo cabotaggio: pochi giorni appena.
> Se giriamo lo sguardo al futuro lontano, quello sconosciuto sia a voi
> che a noi, sappiamo dirvi solo una cosa: quando tutto sarà finito, il
> mondo non sarà più quello di prima.
>

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1 réponse à « Lettera ai francesi dal loro futuro » Francesca Melandri

  1. Martina Mara dit :

    Très bonne façon de réviser le futur et conditionnel !

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